Collezione di lampade nata osservando le forme dei RADIOLARI, ovvero protozoi marini che costituiscono parte dello zooplancton. L’artista toscana, Erica Fineschi, classe 1990, frequenta l’Istituto d’Arte Duccio di Buoninsegna di Siena, indirizzo “pittura”, poi si laurea in Scienze Biologiche e nel 2015 si iscrive alla Libera Accademia di Belle Arti (LABA) di Firenze nel corso di laurea triennale di Design. Questo percorso traccia la strada dell’artista e l’amore per gli esseri viventi, soprattutto i più misteriosi, come i radiolari che a volte assomigliano a minuscole stelle poichè il loro scheletro è formato da sottilissimi aghi di biossido di silicio, simili a fasci di luce ( in gran parte sono creature bioluminescenti ) che si irradiano dal corpo cellulare. La maggior parte delle immagini che si possono trovare oggi sono dovute ad un biologo zoologo, filosofo ed artista tedesco Ernst Haeckel (1834-1919) che con le sue pubblicazioni fu il primo a diffondere la conoscenza dei Radiolari. Nelle tavole di Haeckel arte e scienza convolano a nozze e non a caso i Radiolari immortalati nella “Kunstformen der Natur” ispirarono l’Art Nouveau di René Binet, Hermann Obrist e August Endell: l’esempio più lampante è probabilmente la Porta monumentale dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, eretta in Place de la Concorde e progettata appunto da Binet, che riprodusse una sorta di gigantesco scheletro di Radiolare. È dalla visione di queste illustrazioni che nasce l’idea che ha portato alla progettazione delle tre lampade che compongono la collezione “Radiolaria”: CRAN, TRIPUS e GALEA.